Morta Silvana Pampanini. Zaia rivendica le origini venete della sua famiglia

Due mesi dopo un complesso intervento chirurgico addominale, Silvana Pampanini ha definitivamente lasciato le scena della vita al Policlinico Agostino Gemelli di Roma.A dare la notizia all’Adnkronos è l’amico e manager dell’attrice, Alessandro Lo Cascio.

Dopo un’iniziale ripresa, tanto da far pensare a un ritorno a casa, sono insorte complicanze che ne hanno interrotto il recupero. I funerali si svolgeranno venerdì 8 gennaio ore 11 presso la Parrocchia Santa Croce in Via Guido Reni 2 Roma.

Nata a Roma il 25 settembre 1925, era ancora una studentessa quando, a sua insaputa, la maestra di canto nel 1946 la iscrisse al concorso di Miss Italia. La vittoria ufficiale andò a Rossana Martini ma la bellezza di Silvanaconquistò il pubblico della kermesse . Le vivaci proteste da parte di quest’ultimo determinarono l’assegnazione del premio ‘ex aequo’ alla bella romana che intraprese così la carriera di attrice. Il concorso di bellezza fu infatti il trampolino di lancio nel mondo del cinema. Grazie anche a settimanali illustrati e cinegiornali, la popolarità della Pampanini negli anni Cinquanta crebbe enormente tanto da diventare il simbolo della bellezza italiana assieme a Lucia Bosé e Silvana Mangano.

Nel 1952 recitò nel pluripremiato ‘Processo alla città’ di Luigi Zampa e ne ‘La presidentessa’ di Pietro Germi, tratto da una brillante pochade francese.  Non sbarcò mai a Hollywood ma lavorò in Francia (dove fu soprannominata Ninì Pampan), in Spagna, Jugoslavia, Egitto, Argentina e soprattutto in Messico. Sono molti i presunti flirt che la stampa le ha attribuito, dal principe afgano Ahmad Shah Khan a Tyrone Power, da William Holden a Omar Sharif, da Orson Welles al tenore Giuseppe Campora. Ma lei ha sempre parlato di un vero solo amore, morto nel 1952, un uomo di 10 anni più grande di lei, bello, ricchissimo, estraneo al mondo dello spettacolo.

“Seppur nata a Roma –  non dimenticò mai e rivendico sempre con orgoglio le origini venete della sua famiglia. Nel cinema e nello spettacolo, in quella che fu probabilmente la stagione più feconda, indimenticabile e irripetibile  della ricostruzione, del neorealismo e della commedia all’italiana, portò e fece risaltare il suo fascino (quanto fascino!), la sua professionalità, ma anche la sua intelligenza e quella cultura che (spesso bistrattata da critici faziosi e coi paraocchi) aveva accumulato in quel crogiuolo artistico che era l’Accademia di Santa Cecilia”. Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia ha voluto ricordare l’artista in un comunicato stampa.

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