L’università di Stanford scopre l’elisir di lunga vita

di Valeria Robecco (ANSA)

L’elisir per l’eterna giovinezza? potrebbe essere racchiuso nell’allungamento dei cromosomi. L’esperimento viene da un gruppo di ricercatori della Scuola di Medicina dell’Universita’ di Stanford, in California, i quali hanno sviluppato una tecnica in grado di ringiovanire le cellule umane attraverso l’utilizzo di un Rna modificato per produrre la proteina responsabile dell’allungamento dei telomeri, le estremita’ che proteggono i cromosomi dall’invecchiamento e dalle malattie.

Gli scienziati sono convinti che questa manipolazione sia in grado di aumentare anche di 40 volte la capacita’ proliferativa delle cellule, e possa essere la chiave per allungare la vita poiche’ le cellule trattate si comportano come se fossero molto piu’ giovani di quelle non trattate. “Abbiamo trovato un modo per allungare i telomeri umani di 1.000 nucleotidi, portando indietro l’orologio interno di queste cellule di un tempo equivalente a molti anni di vita umana”, ha affermato Helen Blau, della Stanford University.

Lo studio, pubblicato sul FASEB Journal, al di la’ del sogno dell’elisir di lunga vita, ha importanti conseguenze pratiche: “Questo nuovo approccio apre la strada verso la prevenzione o la cura delle malattie dell’invecchiamento”, ha infatti spiegato Blau.

L’effetto e’ temporaneo, poiche’ l’Rna modificato si disperde e scompare dopo 48 ore, e quindi i telomeri tornano ad accorciarsi. Tuttavia, questo potrebbe non essere uno svantaggio, poiche’ significa che le cellule trattate non vanno a dividersi all’infinito, il che le renderebbe troppo pericolose da usare come una potenziale terapia per gli esseri umani a causa del rischio di cancro. In questo modo, invece, si evita una proliferazione eccessiva delle cellule, ma si potrebbero trattare patologie come le malattie genetiche debilitanti legate all’accorciamento dei telomeri tra cui il diabete, le disfunzioni cardiache o la distrofia muscolare di Duchenne. “Stiamo lavorando per capire meglio le differenze tra i diversi tipi di cellule – ha precisato Blau – e come possiamo superarle per consentire che questo approccio sia utile in modo piu’ universale”.

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