La criminalità moderna si combatte con i clic

C’è il passato, il presente e il futuro della lotta alla criminalità organizzata nella giornata che lo Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia, ha dedicato a come negli anni è cambiato il modo di combattere i mafiosi.

Le organizzazioni criminali si adattano ai tempi, si evolvono, usano l’indice non per sparare ma per fare clic sul mouse e grazie alle tecnologie digitali trovano nuove strade per sviluppare i loro business, soprattutto all’estero. Ma restano fedeli a certe tradizioni immutabili: le cose importanti si discutono faccia a faccia e senza lasciare alcuna traccia, perché “la meglio parola è quella che non si dice”; le donne, anche se arrivano ai vertici dei clan, restano isolate e in posizione inferiore rispetto agli uomini. C’è il passato, il presente e il futuro della lotta alla criminalità organizzata nella giornata che lo Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia, ha dedicato a come negli anni è cambiato il modo di combattere i mafiosi.

I lavori si sono articolati in 4 diverse sezioni e sono stati aperti dal direttore della Direzione centrale anticrimine Vittorio Rizzi, da cui il Servizio dipende. “Lo storia dello Sco – ha sottolineato – è anche un po’ la storia del paese, un paese dove abbiamo vissuto un antistato di matrice mafiosa che voleva distruggere la legalità e che grazie a questi investigatori non ci è riuscito”. Ed è una storia, anche, di indagini che si evolvono per stare al passo dei tempi. “L’epoca digitale ha cambiato completamente il modo di investigare, così come è cambiato il modo di approcciare le indagini. Le nuove tecnologie, ultima il riconoscimento facciale, e le intuizioni investigative costituiscono il vero argine alla criminalità”.

Una necessità fondamentale in quanto la tecnologia ha consentito alle organizzazioni criminali di cambiare pelle. “Ormai le mafie travalicano i confini – dice il direttore della prima sezione dello Sco Vincenzo Nicolì – e hanno la capacità di adattarsi velocissimamente ai contesti in cui si trovano ad operare”. A facilitare questa espansione una serie di fattori: “la globalizzazione, la deregulation, lo sviluppo delle tecnologie finanziarie”. Basta un numero: alla fine del 2018 lo Sco aveva in piedi 60 indagini contro la criminalità organizzata: 33 di queste – più della metà – presentano “significativi profili internazionali” d’indagine”. dunque, conclude Nicolì, parlare di Cosa Nostra in Sicilia o Ndrangheta in Calabria significa non aver capito cosa siano le mafie oggi. E per un contrasto realmente efficace non si può prescindere dalle indagini patrimoniali. “In questo settore – dice Giuseppe Anzalone, il responsabile della sezione dello Sco che si occupa proprio di questo – sono fondamentali la tempestività delle indagini e la contestualità degli accertamenti patrimoniali con le investigazioni sugli altri reati”.

Accanto all’innovazione le mafie mantengono alcuni connotatati tradizionali. I boss di Cosa Nostra, spiega il capo della mobile di Palermo Rodolfo Ruperti, continuano a prediligere i pizzini ai social. E anzi, come hanno dimostrato le ultime indagini, i pizzini servono solo per comunicare luogo e data di una riunione perché poi i “messaggi de visu” sono quelli privilegiati, che “non lasciano traccia e non sono in alcun modo intercettabili”. “I vecchi e nuovi boss diffidano dall’utilizzare i social – dice ancora Ruperti – però questi restano un modo da esplorare per conoscere il contesto in cui si muovono certi ambienti”. Al convegno era presente anche Kieran Ramsey, il rappresentante dell’Fbi in Italia, che ha ribadito “la profondità e ampiezza” dei rapporti tra lo Sco e il Federal Bureau: “abbiamo sempre potuto contare su di voi”. “Le organizzazioni criminali italiane sono tra le principali al mondo – ha sottolineato – noi abbiamo indebolito cosa nostra ma non l’abbiamo distrutta”. Ramsey ha anche fatto una stima di quale sia lo stato attuale delle mafie in Usa: circa 3mila appartenenti a Cosa Nostra tra New York e la costa est, 100-200 ‘ndranghetisti e 200 camorristi.(ANSA).

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