Celiachia: racconto del più grande inganno della storia

Un legame da film horror, quello tra l’erbicida e l’intolleranza principe del XXI secolo, che destabilizzerebbe l’opinione pubblica circa una contaminazione cancerogena mondiale.

Una intolleranza, quella della celiachia, che sta colpendo sempre di più negli ultimi anni in Europa e Nord America, diventando una vera e propria epidemia che colpisce il 5% della popolazione mondiale. Un problema, quello del glifosato, ingrediente attivo nell’erbicida Roundup, che si pensa possa essere il fattore casuale più importante di questa diffusione incontrollata. Un legame da film horror, quello tra l’erbicida e l’intolleranza principe del XXI secolo, che destabilizzerebbe l’opinione pubblica circa una contaminazione cancerogena mondiale.

Lo studio che spiegherebbe questa relazione è stato pubblicato sulla rivista Interdisciplinary Toxicology nel 2013: dopo essere stato completamente ignorato dai media, ha avuto una ricezione positiva in altre due riviste, Mother Earth News e The Healthy Home Economist, spiegando come i sintomi della celiachia sono estremamente simili a quelli riportati da animali da laboratorio esposti al glifosato. Origine di una malattia che viene quindi messa in discussione: dapprima definita autoimmune dalla medicina ufficiale, i cui effetti sono collegati al consumo di alimenti contenenti la proteina del glutine presente nei cereali come frumento, orzo, segale e avena, ora la sindrome assume contorni ancora più misteriosi per via degli effetti mortali che sta generando nelle ultime e nuove generazioni mondiali.

Celiachia: racconto del più grande inganno della storia
Tabella grafica che spiega l’aumento della celiachia negli ultimi anni

Mentre a Bruxelles la Commissione europea ha deciso di rinviare a Maggio la decisione sul rinnovo o meno dell’autorizzazione di utilizzare in Ue il glifosato, il principio attivo più utilizzato al mondo come erbicida, su Change.org, piattaforma online di petizioni, sono state raggiunte 75.000 firme contro l’uso del discusso diserbante, classificato come 2A dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro IARC, ovvero indicato come probabile cancerogeno per gli esseri umani. Non a caso, definito “genotossico” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’erbicida maggiormente impiegato nel settore agricolo causa danni al DNA sulle cellule umane e può facilmente diffondersi nell’aria, nell’acqua e nel cibo, contaminando la popolazione residente in prossimità delle zone di utilizzo.

Secondo gli autori dello studio recentemente pubblicato su Journal of Crop and Weed Anthony Samsel, scienziato indipendente che è anche stato consulente dell’EPA sull’inquinamento da arsenico, e Stephanie Seneff, ricercatrice del Massachussets Institute of Technology MIT, il glifosato influenza il sistema digerente dei pesci: la sostanza diminuisce gli enzimi digestivi e i batteri, altera le pieghe mucose e distrugge la struttura de microvilli nella parete intestinale, ‹‹richiamando tutte caratteristiche dell’intolleranza della celiachia››.

Il diserbante viene impiegato principalmente nella preparazione del letto di semina del grano, ma di recente è stato anche ammesso l’uso come disseccante totale nel trattamento pre-raccolta per provocare l’indurimento della granella, soprattutto nelle annate piovose o se coltivato in zone con clima freddo. I ricercatori hanno riferito che i residui di glifosato nel grano e in altre colture sono aumentati notevolmente negli ultimi anni grazie a questa pratica della essiccazione delle colture con il veleno, e che ha aumentato l’esposizione della popolazione al veleno attraverso il cibo. Altro cofattore che interviene nell’aumento dei casi di celiachia potrebbe essere l’utilizzo di concimi chimici a base di nitrati che tendono ad aumentare la percentuale proteica: questo spiegherebbe ancora meglio gli squilibri dei batteri intestinali che degenerano in malattie anche peggiori per i pazienti affetti. Cosa rimane certo è che il glifosato ha effetti terribili che riconducono all’intolleranza: inibisce gli enzimi citocromo P450, così come determina la carenza di ferro, cobalto, molibdeno e rame; porta ad un maggior rischio di linfoma non-Hodgkin e ad altri problemi di salute riproduttiva come infertilità, aborto e malformazioni.

‹‹La Gluten Sensitivity si presenta con sintomatologia gastrointestinale, attraverso meteorismo, dolori addominali e diarrea, ed extraintestinale, attraverso sonnolenza, difficoltà di concentrazione e annebbiamento mentale›› racconta il dott. Andrea Del Buono, immunoallergologo e vicepresidente dell’Associazione Ricerca Terapie Oncologiche Integrate ARTOI, spiegando la relazione tra l’uso dei diserbanti e i fenomeni comunemente definiti come intolleranze alimentari. ‹‹La relazione ipotizzata tra “gluten sensitivity” ed erbicidi›› continua il dottore, ‹‹sta nel fatto che i diserbanti, mentre agiscono sull’erba, vengono assorbiti dal chicco di grano, venendo poi rilasciati nel nostro intestino interferendo con i micronutrienti e attivando il sistema immune. All’origine del fenomeno c’è un’alterazione del sistema immunitario, in particolare dell’immunità innata, ed interferenza sul microbiota, cioè i cosiddetti batteri residenti nell’intestino “che ci aiutano a star bene”››.

Morale della favola in parole povere? In base ai dati raccolti è molto probabile che la celiachia abbia origine dall’utilizzo del diserbante glifosato e dalla relativa ingestione di residui, più che dalla presenza di glutine nella farina stessa. E che l’intolleranza al glutine sia una conseguenza piuttosto che la vera causa della malattia. Pertanto nella maggior parte dei casi, soprattutto quando viene esclusa la sua origine genetica, si può prevenire nutrendosi con farine ed alimenti coltivati con il metodo biologico.

“Praestat cautela quam medela” direbbero gli antichi latini. “Meglio prevenire che curare” risponderebbero i dottori contemporanei. La verità sta nel mezzo: perché non si è ancora trovata una cura definitiva a questa malattia?

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