A scuola di Olio EVO, al via i corsi per futuri chef

L’iniziativa nasce dal protocollo d’intesa tra Coldiretti Campania e Ufficio Scolastico Regionale per favorire il confronto con il territorio. Il progetto parte a fine gennaio 2019 con l’obiettivo di proseguire negli anni stabilmente, non solo sull’olio ma su tutte le eccellenze agroalimentari regionali.

Il principe della dieta mediterranea è il prodotto più usato, ma il meno conosciuto. È il risultato dei test realizzati da Aprol Campania sull’olio d’oliva nel 2018 nei mercati di Campagna Amica e nei Coldiretti Farmers Village realizzati sul territorio regionale. Per colmare il gap di cultura dell’olio, in particolare dell’extravergine, Coldiretti e Aprol Campania lanciano il progetto “A scuola di Olio Evo”, dedicato agli studenti degli Istituti Alberghieri presenti nelle cinque province. L’iniziativa nasce dal protocollo d’intesa tra Coldiretti Campania e Ufficio Scolastico Regionale per favorire il confronto con il territorio. Il progetto parte a fine gennaio 2019 con l’obiettivo di proseguire negli anni stabilmente, non solo sull’olio ma su tutte le eccellenze agroalimentari regionali. Il primo istituto coinvolto, da lunedì 28 gennaio, è il “Marconi” di Vairano Patenora, in provincia di Caserta. Il percorso di degustazione guidato dura tre giorni, di cui due dedicati alla scoperta del processo produttivo, della degustazione e delle tecniche di conservazione. La terza giornata si conclude con una gara di cucina che gli studenti svolgeranno in piccoli gruppi, proponendo un piatto in abbinamento ad un olio extravergine regionale: fruttato leggero, medio o intenso. Una giuria tecnica sceglierà il team vincitore, che concorrerà ad una finale regionale in una prestigiosa location. Le tappe successive prevedono dall’11 al 13 febbraio il coinvolgimento dell’Istituto Cavalcanti di Napoli, poi ancora in provincia di Caserta al “Cappello” di Piedimonte Matese. Si prosegue nella seconda metà di febbraio con l’Istituto “Le Streghe” di Benevento e poi nel mese di marzo nelle province di Avellino e Salerno. Docente dei percorsi di degustazione è Maria Luisa Ambrosino, capo panel della Camera di Commercio di Napoli.

“È paradossale – spiega Francesco Acampora, presidente di Aprol Campania che in una regione con 64 varietà di olive si abbia una scarsa conoscenza del ciclo di vita dell’olio. Se pensiamo che tutta la Spagna ha meno di un terzo delle nostre cultivar, si comprende bene quanto sia importante raccontare e difendere la biodiversità produttiva della nostra regione. La Campania possiede oltre 74 mila ettari coltivati ad oliveto, di cui il 5% circa con metodi di produzione biologica e cinque Dop: Cilento, Colline Salernitane, Irpinia – Colline dell’Ufita, Penisola Sorrentina e Terre Aurunche. Il percorso di formazione si concentrerà non solo sulle proprietà nutraceutiche dell’extravergine, ma anche sulle tecniche di produzione e di conservazione dell’olio. Spesso quest’ultimo aspetto è sottovalutato, con la conseguenza di danneggiare anche oli di alta qualità. Per questo motivo abbiamo deciso di rivolgerci ai ragazzi che si stanno formando per diventare chef e operatori turistici. Saranno loro i primi ambasciatori del made in Italy e del made in Campania”.

“La sfida del nostro tempo – sottolinea Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania e vicepresidente nazionale – è rispondere alle esigenze di conoscenza del consumatore. Oggi c’è un’attenzione diffusa e forte nei confronti dell’alimentazione, sia in termini salutistici che qualitativi. Grazie all’azione culturale svolta da Coldiretti, in particolare con Campagna Amica, è cambiata la percezione nei confronti dell’agroalimentare. Al consumatore parliamo di cibo, non solo di agricoltura, perché è nella scoperta del cibo che si arriva a capire la fatica di un’agricoltura sana e sostenibile. L’olio extravergine è l’alimento più utilizzato fin dai primi mesi e per tutto il corso della vita. La Food and Drug Administration americana lo ha definito di recente come un vero e proprio farmaco per il benessere, mentre spesso si finisce per definirlo solo un condimento. Occorre lavorare in questa direzione partendo anzitutto dalle scuole”.

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