54 ANNI FA LA TRAGEDIA DEL VAJONT

“Qui non c’è più nessuno da salvare… Scrivo da un paese che non esiste più “. Sono parole di Giorgio Bocca, inviato nelle ore immediatamente successive alla tragedia del Vajont a descrivere la tragedia di un pezzo di Veneto cancellato dalla furia delle acque. Il Presidente della Regione del Veneto, ricordando la tragedia della diga del Vajont, accaduta il 9 ottobre del 1963, dice “Se si celebra, ancora oggi, questo drammatico anniversario è perché, ancora oggi, l’emergenza idrogeologica è una incombente realtà che, complici i cambiamenti climatici, siamo costretti ogni giorno a fronteggiare, – prosegue il Governatore –  salvo poi trovarsi il giorno dopo a pronunciare frasi di circostanza, ad asciugare lacrime, a promettere interventi che l’ufficio complicazione affari semplici e la drammatica carenza di denaro pubblico rendono impossibili o così dilatati nel tempo da apparire spesso inutili”.

“In questo quadro – ricorda il Presidente della Regione –  vorrei orgogliosamente dire che il Veneto non soltanto ha presente le esigenze del territorio ma si è mosso e si sta muovendo con una rapidità e una capacità che poche altre regioni credo possano vantare.

Non sono parole, ma fatti. I fatti sono 925 cantieri aperti (molti già finiti) per oltre 600 milioni già impegnati in tutto il Veneto a partire dal 2010, data della Grande Alluvione, data che segna lo spartiacque fra il non intervento e una nuova cultura del territorio e della prevenzione. I fatti sono 3 miliardi di un piano di interventi di prevenzione complessiva di tutto il Veneto, che ho voluto far redigere dai migliori tecnici regionali e universitari sotto la guida di quella autorità scientifica in materia che è il professor D’Alpaos!.

“I 925 cantieri sono una realtà – aggiunge –  mentre la realizzazione del piano D’Alpaos ha bisogno di una iniezione finanziaria per il quale le risorse della Regione non sono sufficienti. Tuttavia, il Piano è pronto, concreto e immediatamente cantierabile e noi veneti abbiamo dimostrato di sapere utilizzare le risorse che ci vengono affidate con virtù e oculatezza”.

“Lo dico da veneto e da amministratore dei veneti – conclude il Governatore –  forse è il caso che tutti compiamo una riflessione e riflettiamo sull’occasione che si presenterà il 22 per riequilibrare il rapporto malato che Venezia, il Veneto e Belluno hanno con lo Stato. Anche i bellunesi hanno voluto prendere parte attiva alla sfida dell’autonomia. Una sfida che significa riappropriarsi delle proprie risorse per spenderle bene:  per un futuro che non vogliamo più delegare a nessuno. E per finirla di asciugare lacrime e fronteggiare disastri.

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